I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

lunedì 28 marzo 2011

Shiva Mahamrityunjaya mantra - il mantra dell'immortalità























OM TRAYAM BAKAM YAJAMAHE
SUGANDHIM PUSHTI VARDHANAM
URVARU KHAMIVA BANDHANAM
MRITYOR MUKSHIYA MAAMRITAT

Invochiamo il triocchiuto, con le tue essenze odorose nutri tutti gli esseri. Come il cetriolo si stacca dalla pianta cui era legato, liberaci dalla morte e donaci il nettare dell’immortalità.


domenica 20 marzo 2011

il Brahman (estratti dalle Upanisad - testo italiano)















Infinito e non manifesto è questo Sé. Jabalopanisad II 1

Uno, senza secondo, reale, privo di nome e forma, questo io sono: mercè questa riflessione che ha per oggetto l'identità io divengo il Brahman.
Sukarahasyopanisad III 5°

In antico non c'era affatto tutto questo mondo: non c'era il cielo e lo spazio intermedio, e neppure la terra c'era. Solo il Brahman, isolato, senza inizio e senza fine, privo di un aspetto minuto o grossolano, privo affatto d'ogni aspetto, impercepibile, sostanziato di conoscenza esisteva come pura beatitudine.
Avyaktopanisad 1

Riflesso nell'illusione cosmica che sotto forma di purissima lieve luminosità fa da sostrato all'universo, il Brahman e non è soggetto a nascita. (...) Ed invero l'illusione cosmica non rappresenta altro che un'erronea costruzione mentale sovrapposta alla signoria dell'Onnisciente. Facoltà di soggiogare gli altri, unicità ed onniscienza gli appartengono. E’ il Signore dei mondi, grazie alla sua matura sostanziata di luminosità, alla sua perfezione e al suo essere testimone d'ogni evento. E’ in grado di manifestare il mondo, di non manifestarlo o di manifestarlo altrimenti da com'esso si presenta.
Sarasvatirahasyopanisad 14a, 15-16

Il Brahman non è soggetto ai tre tempi, passato, presente e futuro; e anzi non è soggetto a alcun'altra possibile dimensione temporale. Il Brahman si presenta sia in possesso di attributi sia senza di essi. Privo di sostanza propria, intimamente vacuo è il Brahman al principio, nel mezzo e alla fine. Quest'intero universo invero è il Brahman. Il Brahman sta al di là dell'illusione cosmica, al di là delle qualità costituenti il principio oggettuale. Infinito, inconoscibile, intatto, perfetto è il Brahman. Senza secondo, somma beatitudine, puro, illuminato, sciolto, vero e reale, onnipervadente, indifferenziato, indiviso è il Brahman. Il Brahman è essere, coscienza e beatitudine, luce di per sé splendente. Il Brahman non è pascolo per la mente o la parola. Integro, il Brahman non dà luogo ai metodi logici di retta conoscenza. Incommensurabile, il Brahman si lascia conoscere solo mercè i principi che costituiscono il fine ultimo della scienza sacra. Il Brahman è privo di distinzioni quanto a luogo, a tempo e sostanza. Interamente perfetto è il Brahman. Pari al quarto stato di coscienza, esente da mutamenti, unico è il Brahman. Non soggetto alla dualità, inesprimibile a parole è il Brahman.
Tripadvibhutimahanarayanopanisad I 54-69

Chi ha gli occhi della mente riesce a scorgere tutti gli esseri, dal divino Brahman giù giù fino alle creature immobili. Gli iniziati invero contemplano quell'uno, che irradia luce tutt'intorno e pervade ogni cosa.
Mantrikopanisad 16

Vero e reale, il supremo Brahman è l'unico rimedio a questo universo di trasmigrazione. Senza macchia al di là d'ogni immaginazione, perenne, è privo d'un inizio, d'un mezzo o d'una fine.
Annapurnopanisad V 72

Il supremo Brahman rifulge immacolato, privo di parti: è di buon auspicio, imperituro, non conosce il dolore.
Parabrahmopanisad 8

Sostegno dell'intero universo, libero dalle coppie di opposti, il supremo Brahman è eterno. Si manifesta come essere, coscienza e beatitudine, e parola e pensiero non riescono a comprenderlo.
Rudrahrdayopanisad 26


Il Brahman è il fondamento del dispiegarsi dell'universo, che però non esiste realmente (...) Il sole che illumina un vaso non viene meno in seguito alla distruzione di quel vaso: lo stesso accade alla coscienza - testimone che illumina il corpo, e non vien meno in seguito alla distruzione del corpo (...) Al modo in cui un gufo abbacinato scorge solo tenebra nel sole, così chi è obnubilato dall'ignoranza non percepisce che tenebra nella suprema beatitudine, che di per sé è splendente, del Brahman. Se le nubi gli velano la vista lo sciocco pensa che il sole non ci sia: proprio così chi è ottenebrato dall'ignoranza e costretto nel corpo pensa che il Brahman non esista (...) Ma proprio come la luce di una lampada, per quanto piccola, riesce a disperdere una tenebra sconfinata, così un barlume di conoscenza, per piccolo che sia, riesce a sconfiggere la più fitta e densa ignoranza. 
Atmabodhopanisad II 12, 18, 25 - 26, 28



Il supremo sé va venerato secondo i precetti degli imperituri ed inalterabili dettami della scienza sacra rivelata. (...) Simile ad un seme di baniano, ad un chicco di miglio, esso è grande quanto la centomillesima parte della punta di un capello. Inafferrabile, è per di più impercettibile. Non è soggetto a nascita e nemmeno a morte; né brucia né si bagna né si dissecca, non può essere scosso né trafitto, e neppure tagliato o spezzato: è il testimone impassibile privo d'ogni qualità. Puro, indivisibile, sciolto da ogni legame, sottile, privo di parti, immacolato, esente da orgoglio, impenetrabile dai cinque sensi: suono, tatto, sapore, vista ed odore, libero da dubbi, senza vane speranze, esso pervade ogni cosa. Non lo si può concepire ed ancora meno descrivere. Purifica ciò che è di per sé impuro ed inquinato. Sciolto com'è dai lacci dell'azione, non v'è per lui alcuna possibilità d'essere soggetto al ciclo delle rinascite. 
Atmopanisad 1 d-i

Chi, concentrando la mente in un sol punto, mediti assiduamente su di me, Hari l'imperituro, e parimenti rifletta sul proprio Sé nel loto del cuore, costui senza dubbio si libera. La mia forma è il Brahman scevro di dualità, privo di un inizio, di un mezzo o di una fine. Chi con devozione partecipa della mia luce splendente, che è essere, coscienza e beatitudine, quegli conosce l'imperituro.
Vasudevopanisad 25 – 28

Colui che percepisce del pari la coscienza e gli oggetti che ne sono privi, quegli è l'incrollabile, sostanziato di conoscenza. Questi invero è il Gran Signore, il sommo Hari. Questi invero è lo splendore di tutte le luci, è il supremo Signore. Questi invero è l'eccelso Brahman, e questo Brahman sono io stesso, senz'alcun dubbio.
Il vivente è Siva, Siva è il vivente, e dunque codesto individuo vivente è sciolto dai legami, è Siva. Il chicco di riso grezzo costretto dalla pula diviene, quando se ne libera, riso brillato. Del pari l'individuo vivente è costretto, ma quando sia distrutto il fardello delle sue azioni egli diviene pari a Siva l'imperituro. Il vivente è avviluppato dai suoi lacci, ma quando se ne libera diviene pari a Siva l'imperituro. Il vivente è avviluppato dai suoi lacci, ma quando se ne libera diviene pari a Siva l'imperituro. Omaggio a Siva che appare come Visnu, e a Visnu che appare come Siva. L'intima realtà di Siva è Visnu, l'intima realtà di Visnu è Siva. Come Visnu è sostanziato di Siva, così Siva lo è di Visnu. Giacché non scorgo differenza tra i due, possa io ottenere prosperità in vita.
Skandopanisad 4 – 9

L'insegnamento segreto riporta alcune stanze che riguardano ciascuna il significato di un grande detto. Ciò in grazia del quale si vede, si ode, si afferrano gli odori e si articola verbo, quel che discerne il dolce dall'amore, è noto con il nome di coscienza. La possiedono gli dei dai quattro volti, Indra, gli uomini, i cavalli, i bovini e simili. Una è la coscienza, a partire dal Brahman: il Brahman è una massa di consapevolezza, presente anche in me. Compiuto, il supremo Sé risiede in questo stesso corpo, che è abilitato a fruire della conoscenza. Rinsaldatosi grazie al ruolo di testimone degli eventi svolto dall'intelletto, rifulgendo viene in essere l'io. Di per sé compiuto, il supremo Sé viene lodato in queste stanze con il nome Brahman. Semplicemente pensando "Io sono" io divengo il Brahman.
Sukarahasyopanisad III 1 – 4

Tramite la meditazione ci si deve dedicare a trasformare il proprio Sé nel Brahman non duale, che è essere, coscienza e beatitudine, e si deve divenire pari a questo Brahman che è essere, coscienza e beatitudine: questo è l'insegnamento.
Vajrasucikopanisad 29

martedì 15 marzo 2011

Shiva Namaskaratha Mantra



















OM Namo Hiranya-bahave Hiranya-varnyaya Hiranya-roopaya Hiranya-pataye Ambikapataya Umapataye Pashupataye Namo Namah

Mi abbandono all’essenza divina, alla natura eterna, alla forma imperitura, Signore dell’eternità, Signore di Parvati e di Uma, Signore delle greggi, mi abbandono a te

Ishaana Sarvavidyanam
Ishvara Sarvabhutanam
Brahmadhipati Brahmanodhipati Brahma Shivo Me Astu Sadashivoham

Signore della conoscenza,
Signore di tutto ciò che esiste,
Signore del Brahman, Signore della conoscenza suprema, Spirito universale, 
Io sono Shiva, Io sono l'eterno Shiva
OM Tatpurushaya Vidmahe Vakvishudhaya Dhimahi
Tanno Shiva Prachodayat
OM Mahadevaya Vidmahe Rudramurthaye Dhimahi
Tanno Shiva Prachodayat

Namaste Astu Bhagavan Vishveshvaraya Mahadevaya Tryambakaya Tripurantakaya Trikagni Kalaya Kalagnirudraya Neelakanthaya Mrutyunjayaya Sarveshvaraya Sadashivaya Shriman Mahadevaya Namah
OM Shanti Shanti Shantihi

Conosciamo l’intelletto supremo, meditiamo sulla pura conoscenza, possa Shiva illuminarci
Conosciamo la grande divinità, meditiamo sulla forma di Rudra, possa Shiva illuminarci
Saluto il divino Signore di tutto, grande divinità dal terzo occhio, dei tre mondi, portatore dei tre fuochi, portatore del fuoco di Rudra, cosparso di cenere blu, che trionfa sulla morte, Signore di tutti gli esseri, eterno Shiva, mi abbandono alla splendida grande divinità

(unisce tre Mantra: Om Namo Hiranyagarbaya Mantra, Ishaan Mantra, Tatpurush Mantra o Shiva Gayatri)

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mercoledì 9 marzo 2011

La Bhagavad Gita, il "Canto del Beato" (testo italiano)






















La Bhagavad Gita, "Canto del Beato", poema sanscrito di 700 versi (sloka), inserito nel grande poema epico Mahabharata, è l'opera classica più famosa della letteratura religiosa indiana.
Nel poema si narra l’incontro di Arjuna con Krishna, incarnazione (avatara) del Divino in forma umana.
La Bhagavad Gita si apre sul campo di battaglia, nella constatazione dell’esitazione di Arjuna, che si rifiuta di contribuire a una lotta fratricida. Il guerriero è colto da uno strano sentimento: un misto di depressione, scoraggiamento e disperazione. A quel punto è incapace di gettarsi nella mischia e chiede aiuto a Krishna, che prende spunto dall’evento per illustrare al suo interlocutore il significato della vita.


 Bhagavad Gita (testo italiano integrale)

"La Bhagavad-gita (conosciuta anche come Gitopanisad) è considerata una delle maggiori Upanisad e costituisce l'essenza della conoscenza vedica. […] Il suo fine è quello di liberare gli uomini dall'ignoranza a cui li ha costretti l'esistenza materiale. Ogni giorno l'uomo si trova alle prese con mille difficoltà. Arjuna, per esempio, sta per affrontare una guerra fratricida; deve o non deve combattere? Chiuso nel suo profondo dilemma, egli cerca una soluzione rivolgendosi a Krishna, che gli espone allora la Bhagavad-gita. Come Arjuna, anche noi siamo immersi nell'angoscia a causa dell'esistenza materiale, che consideriamo come l'unica realtà. Ma noi siamo fatti per soffrire, perché siamo eterni e la nostra vita in questo mondo illusorio (asat) è solo passeggera. Tutti gli esseri umani soffrono, ma ben pochi indagano sulla loro vera natura o sulla ragione della sofferenza. Nessuno sarà veramente perfetto se non si chiede il perché della sofferenza, se non la rifiuta e sceglie di porvi rimedio. Possiamo considerarci uomini solo quando questa domanda si affaccia alla nostra mente. […]  La Bhagavad-gita ci parla della natura materiale, (la prakriti), del tempo (la durata totale dell'universo, cioè la durata della manifestazione della natura materiale) e del karma (l'azione)".
Bhaktivedanta Swami Prabhupada

giovedì 3 marzo 2011

Shiva Nirvana Ashtakam























Mano Budhya Ahankara
Chithaa Ninaham
Na Cha Srothra Jihwe
Na Cha Graana Nithrer
Na Cha Vyoma Bhoomir
Na Thejo Na Vayu
Chidananda Roopa
Shivoham Shivoham

Non sono la mente, né l’intelletto, né l’Io, né l’insieme di tutto questo. Non sono l’udito, né l’olfatto, né alcuno degli altri sensi. Non sono lo spazio, né la terra, né il fuoco, né l’aria. La mia essenza è Coscienza e Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!

Na Cha Praana Samgno
Na Vai Pancha Vaayur
Na Vaa Saptha Dhathur
Na Va Pancha Kosha
Na Vak Pani Padam
Na Chopa Stha Payu
Chidananda Roopa
Shivoham Shivoham

Non sono il prana, né le cinque correnti, né i sette elementi del corpo, né i cinque involucri. Non sono la lingua, né le mani, né gli altri organi d’azione. La mia essenza è Coscienza e Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!

Na Me Dwesha Raghou
Na Me Lobha Mohou
Madho Naiva Me Naiva
Matsarya Bhava
Na Dharmo Na Cha Artho
Na Kamo Na Moksha
Chidananda Roopa
Shivoham Shivoham

Nulla mi attira e nulla mi respinge, non ho brame né illusioni, non ho orgoglio né invidia. Non cerco il piacere, né la ricchezza, né la virtù, né la Liberazione. La mia essenza è Coscienza e Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!

 
Na Punyam
Na Paapam
Na Soukhyam
Na Dukham
Na Manthro
Na Theertham
Na Veda
Na Yagna
Aham Bhojanam
Naiva Bhojyam
Na Bhoktha
Chidananda Roopa
Shivoham Shivoham

Non ho meriti e non ho colpe, non provo piacere e non provo dolore, non ho mantra da ripetere, né luoghi sacri da visitare, non ho scritture da studiare, né sacrifici da offrire. Io non sono l’azione, non sono i suoi frutti, né sono colui che la compie. La mia essenza è Coscienza e Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!

Na Mruthyur Na Shankha
Na Me Jathi Bhedha
Pitha Naiva Me Naiva
Matha Na Janma
Na Bhandhur Na Mithram
Gurur Naiva Shishya
Chidananda Roopa
Shivoham Shivoham

Io sono al di là della morte, al di là della paura, al di là di ogni distinzione di casta. Non ho padre né madre, non sono mai nato; non ho parenti né amici, non ho Guru né discepoli. La mia essenza è Coscienza e Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!

Aham Nirvi Kalpu
Nirakara Roopu
Vibhuthwascha Sarvathra
Sarvendriyanaam
Na Cha Sangatham Naiva
Mukthir Na Meya
Chidananda Roopa
Shivoham Shivoham
Chidananda Roopa
Shivoham Shivoham
Chidananda Roopa
Shivoham Shivoham

Io pervado ogni essere, ogni luogo, ogni facoltà, ma rimango senza nome, senza forma, al di là delle distinzioni. Per me non vi sono né schiavitù né Liberazione. La mia essenza è Coscienza è Beatitudine; sono Shiva, sono Shiva!