I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

mercoledì 19 gennaio 2011

Adhyatma Upanisad (testo italiano)















Om! Quello (Brahman) è infinito, e questo (universo) è infinito. L'infinito proviene dall'infinito. Togliendo infinitezza all'infinito, Quello (Brahman) rimane il solo infinito. Om! Pace! Pace! Pace!

Nel piccolo spazio interno del cuore è situato l'Unico non nato.
La terra è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso la terra, la terra non Lo conosce.
L'acqua è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'acqua, l'acqua non Lo conosce.
Il fuoco è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso il fuoco, il fuoco non Lo conosce.
L'aria è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'aria, l'aria non Lo conosce.
L'etere è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'etere, l'etere non Lo conosce.
La mente è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso la mente, la mente non Lo conosce.
L'intelletto è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'intelletto, l'intelletto non Lo conosce.
L'io è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'io, l'io non Lo conosce.
Gli oggetti dei sensi sono il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso gli oggetti dei sensi, gli oggetti dei sensi non Lo conoscono.
L'immanifesto è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'immanifesto, l'immanifesto non Lo conosce.
L'immortale è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso l'immortale, l'immortale non Lo conosce.
La Morte è il Suo corpo. Sebbene si muova attraverso la Morte, la Morte non Lo conosce.
Egli, perciò, è il Sé interiore di ogni essere, senza peccato, trascendente, luminoso, il solo Narayana.

La sovrapposizione consiste nel pensiero: "io sono il corpo, i sensi e il resto", che invece sono altro dal Sé. Con la devozione al Brahman, l'uomo saggio deve disfarsi di tutto questo. Conoscendosi quale soggetto, testimone dell'intelletto e delle sue operazioni, si abbandoni l'idea che il Sé sia altro dal soggetto, identificando l'"io" con il soggetto). Rifiutando il conformismo con il mondo, il corpo e le Scritture, si rimuovano le sovrapposizioni al Sé.

La mente dello Yogi si dissolve se egli resta senza interruzioni soltanto nel Sé, comprendendo, attraverso il ragionamento, i detti delle Scritture e attraverso l'esperienza che uno solo è il Sé di tutti gli esseri. Senza concedersi nemmeno un attimo né un appiglio per il sonno, il pettegolezzo, lo scambio verbale e simili, dimentichi di sé, si mediti sul Sé nel sé. Gettando da parte le preoccupazioni per il corpo e la progenie, non si reputi il proprio stato migliore di quello di un fuori casta, si ricerchi la pienezza con la conoscenza del Brahman.

Il sé individuale si dissolve nel Supremo Sé come lo spazio contenuto in una brocca si dissolve nello spazio infinito, allo spezzarsi del contenitore; poi, o saggio, come l'Infinito resta per sempre in silenzio. Divenuto l'auto-luminoso Sostrato, l'Essere, rigetta il macrocosmo e il microcosmo quali luoghi di impurità. Collocato il corpo dettato dal senso dell'io nell'eterna beatitudine del Sé, rinuncia al corpo sottile; sii eternamente l'Assoluto.

Conoscendo "io sono quel Brahman" in cui si vede questo mondo apparente come una città riflessa in uno specchio, trova la pienezza, o senza peccato! Libero dai blocchi dell'egoismo, come la luna risplende in pienezza, si perviene all'essenza del sé, sempre beato, auto-luminoso. La distruzione delle azioni conduce a quella del pensiero; in questo modo ne risulta l'indebolimento delle predisposizioni innate (all'azione). La scomparsa delle predisposizioni innate è la liberazione; questo è ritenuto la liberazione in vita.

In ogni luogo e certamente, percependo ogni cosa Spirito si giunge alla dissoluzione degli impulsi innati e si rinforza l'attitudine alla benevolenza universale. Non si deve mai essere disattenti nell’attenzione a Brahman; "la disattenzione è morte" hanno decretato i filosofi del Brahman a proposito della conoscenza. Come un giunco d'acqua, sebbene trattenuto alla radice, non è mai fermo, neppure per un momento, così Maya senza sosta avviluppa persino il più saggio degli uomini se quello distoglie lo sguardo dalla Verità.

Colui che conquista l'Assoluto in vita permane nell'assoluto dopo la morte. Radicato nella concentrazione, o senza peccato, rimani fermamente stabile. Con la visione del Sé non duale, attraverso la pacificazione della concentrazione, avviene la dissoluzione senza residui dei nodi dell'ignoranza del cuore. Rafforza il senso del Sé con l'esperienza diretta e rifiuta l'esperienza dell'ego; resta indifferente a tutto questo, come ad oggetti quali brocche e vestiti.

Tutte le cose, da Brahma alle zolle d'erba, sono soltanto sovrapposizioni illusorie. Distinto da esse, vedi il Sè esistente come la pienezza immutabile. Il Sè è Brahma, Vishnu, Indra e Shiva; l'intero universo è il Sé; non c'è nulla oltre al Sé. Dopo avere escluso tutti gli oggetti apparenti sovrapposti al proprio Sé, si rimane soli come il Supremo Brahman, pieno, non duale, senza agitazione.

Il mondo è un postulato, tanto prezioso quanto inesistente, all'interno dell'unica Realtà immutabile, senza forma, senza qualificazioni; da dove proviene la distinzione? (Nell'unica Realtà) priva di distinzioni quali il soggetto percipiente e la cosa percepita e di tutte le sofferenze, nell'assoluta pienezza spirituale, è il Sé, come nell'oceano della dissoluzione del cosmo, da dove proviene la distinzione? L'oscurità implicita in Esso, come lo è nella luce, è la causa dell'illusione. Da dove proviene la distinzione nella suprema Realtà non duale e senza qualificazioni?

In tale uniforme e suprema Realtà, come può sussistere l'agente della differenziazione? Nel sonno profondo, dove non vi è altro che beatitudine, chi ha mai percepito differenze?
La percezione della differenza è radicata nella mente (percipiente); non vi è nulla di tutto questo in assenza della mente. Dunque, si concentri la mente nel supremo Sé quale soggetto.
Avendo realizzato il Sé quale beatitudine imparziale dell'essenza individuale, si potrà assaporare la beatitudine senza tempo che è il Sé, nell'esterno come nell'interno.

Il frutto del distacco è la conoscenza: il frutto della conoscenza è il ritiro. L'esperienza del Sé quale beatitudine reca la pace, dunque, la pace è frutto del ritiro. Senza lo stato conseguente, i precedenti sono vani, invero. La cessazione è suprema soddisfazione; la beatitudine incomparabile è spontanea. Il senso esplicito della parola "Tat" ha Maya come Suo attributo; Egli è la causa del mondo. Le Sue caratteristiche sono l'onniscienza e le altre; la trascendenza, l'essenziale Verità e così via.

Il senso esplicito della parola "Tvam" è consapevolezza mista alla mente. Solo attraverso la rimozione di Maya (illusione) e avidya (ignoranza), si può indicare lo Spirito supremo, l'indifferenziato Sat – Cit - Ananda. "Ascoltare" significa ricercare attraverso le sentenze il loro significato. Dall'altra, "pensare" consiste nel cogliere la loro validità con la ragione.

"Meditazione" è invero l'attenzione esclusiva della mente (sul significato) reso indubitabile attraverso l'ascolto e il ragionamento. "Concentrazione" si dice della mente che, superato il dualismo tra soggetto meditante e meditazione, gradualmente si stabilizza esclusivamente nell'oggetto della meditazione ed è come una fiamma al riparo dal vento. Le modificazioni della mente in relazione al Sé sono sconosciute in questo stato; possono solo essere inferite in relazione al passato, dopo che si è superato lo stato del Samadhi.

I debiti karmici, accumulati in questa esistenza trasmigratoria senza inizio, si dissolvono attraverso la concentrazione: quando la pura virtù inizia a emergere. I conoscitori dello Yoga chiamano questa concentrazione la nube della virtù, fino a che si dissolve nella pioggia della virtù, e in migliaia di fiumi. Quando il carico delle tendenze innate si è dissolto senza lasciare residuo, grazie alla nube di virtù, e i semi karmici, buoni e cattivi, sono stati totalmente sradicati, la sapienza delle scritture, che prima risplendeva immediata, ora senza ostacoli, porta l'immediato risveglio, nitido come un frutto posto sul palmo di una mano.

Il non ricorrere degli impulsi relativi agli oggetti di godimento segna l'acme del distacco. La vetta del risveglio è data dal non ricorrere del senso dell'ego. L'acme del ritiro è dato dal non ricorrere degli impulsi latenti. Questo è l'asceta dalla stabile conoscenza che gode per sempre della beatitudine; Colui il cui sé è unito al Brahman soltanto; che è immutabile e quieto. La saggezza (prajna) è definita quale la stabilità dello spirito il cui contenuto è l'unità del Brahman e dell'Atman senza attributi. Colui che possiede questa saggezza ininterrottamente, è liberato in vita.

Chi non possiede il concetto di "io" in relazione al corpo e ai sensi; né il concetto di oggetto in relazione a cose diverse da essi - chi è libero da questi due concetti in relazione a qualsiasi cosa, è liberato in vita. Chi, nella sua saggezza, non percepisce differenze tra soggetto e Brahman; chi non fa riferimento al creatore o alla creazione, è liberato in vita. Colui il cui atteggiamento resta identico che venga onorato dai virtuosi o perseguitato dagli stolti, è liberato in vita.

Colui che ha realizzato la verità di Brahman non subisce più la trasmigrazione, come avviene prima; se questo invece accade, la verità non è stata ancora realizzata; questi è ancora estrovertito. Fino a che perdura l'esperienza del piacere e simili, il karma operativo dal passato continua a persistere. Le azioni causali precedono sempre l'accadere degli effetti; mai si verificano effetti non preceduti da azioni. Come conseguenza dell'esperienza "io sono Brahman", il karma accumulato nel corso dei secoli si dissolve, come le azioni compiute nei sogni si dissolvono al risveglio.

Come nello spazio non esistono appigli a cui attaccarsi, così per il saggio, che conosce il Sé come indipendente e indifferente, le azioni future non hanno presa nello stadio finale. Come lo spazio non è infettato dall'odore di un liquore sebbene tocchi la brocca (in cui il liquore è contenuto) così il Sé non è inquinato dalle attribuzioni sovrapposte. Il karma accumulato prima del sorgere della consapevolezza non è eliminato in conseguenza della consapevolezza; si produrrà l'effetto determinato, come una freccia raggiunge il bersaglio verso cui è lanciata.

La freccia lanciata per colpire ciò che è stato individuato come una tigre non si ferma, sebbene si comprenda, poi, che si trattava di una vacca; il bersaglio viene colpito con tutta la forza. "Io sono senza età", "io sono immortale" - come può colui che conosce il Sé, che lo è e lo vive, produrre altro karma? Queste operazioni si verificano solo quando si cade nell'errore di identificare il Sé con il corpo. La considerazione del corpo quale Sé è impropria; dunque si rifiuti (la nozione) delle azioni passate e del loro effetto.

La costruzione di azioni passate e di effetti è, invero, un'illusione relativa al corpo. Come può una sovrapposizione essere reale? Come può nascere ciò che non è reale? Come può perire ciò che non è reale? Come può essere operativo ciò che non è reale?
Per rispondere ai dubbi degli ignoranti che domandano come mai il corpo sopravviva se tutti gli effetti dell'ignoranza e le sue cause cono stati distrutti dalla conoscenza, la Sruti, con lungimiranza, propone le teoria dell'operatività delle azioni passate; non per suggerire ai saggi che il corpo e il resto sono reali.

Una totale pienezza, senza inizio e senza fine, senza misura e senza cambiamento. Unica massa di essere e intelligenza, eterna beatitudine, imperitura, Con la sola sostanza del soggetto, pieno, senza fine, osservatore di tutto, che non può essere sfuggito o dimensionato, tenuto o ancorato, Al di là delle forze inerti e delle azioni, sottile, certo, perfetto; la cui essenza è al di là del pensiero, al di là della mente e delle parole; Esistente, pieno, auto-evidente, puro, cosciente e incomparabile. Solo uno è il Brahman non-duale; non vi è alcuna pluralità.

Questo insegnamento fu impartito ad Apantaratama. Questi lo impartì a Brahma, che lo passò a Ghorangiras. Quest'ultimo lo diede a Raikva e Raikva a Rama. Rama l'ha insegnato a tutti gli esseri. Queste sono le istruzioni per il Nirvana; queste sono le istruzioni dei Veda. Questo è l'insegnamento segreto.

Om! Quello (Brahman) è infinito, e questo (universo) è infinito. L'infinito proviene dall'infinito. Togliendo infinitezza all'infinito, Quello (Brahman) rimane il solo infinito. Om! Pace! Pace! Pace!

Qui finisce la Adhyatmopanishad contenuta nello Sukla-Yajur-Veda. 

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