I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

martedì 8 febbraio 2011

Paramahamsa Upanisad (testo italiano)
















Om! Quello (Brahman) è infinito, e questo (universo) è infinito. L'infinito proviene dall'infinito. Togliendo infinitezza all'infinito, Quello (Brahman) rimane il solo infinito. Om! Pace! Pace! Pace!

"Qual è il cammino del Paramahamsa Yogi e quali sono i suoi doveri?" chiese Narada a Brahma (il Creatore). Il Signore rispose: Il cammino dei Paramahamsa di cui chiedi è il più difficile; non conta invero molti esponenti, anzi, è tanto che se ne trovi uno solo. In verità, questi resta saldo nell'eternamente puro Brahman; egli è realmente il Brahman insegnato nei Veda - questo è quanto comprendono i conoscitori della Verità; egli è il più grande poiché ha fissato saldamente la sua mente in Me; e io, perciò, abito sempre in lui. Avendo rinunciato ai figli, agli amici, alla moglie e alle relazioni umane, abbandonati lo Shika, il sacro cordone, lo studio dei Veda, tutte le opere come anche questo universo, egli potrà usare il Kaupina, il bastone e un minimo di abiti per lo stretto sostentamento del corpo e per il bene di tutti. Ma non finisce così. Se chiedi come finisce, ecco quanto segue:

Il Paramahmsa non porta neanche il bastone, non il ciuffo di capelli, non il sacro cordone o altri abiti. Egli non soffre né il freddo né il caldo, né la felicità né l'afflizione, né l'onore, né il disonore, ecc. Si dice che egli sia giunto oltre la portata delle onde dell'oceano-mondo. Abbandonati tutti i pensieri attorno a calunnia, superbia, gelosia, ostentazione, arroganza, attaccamento o antipatia per qualsiasi oggetto, abbandonati gioia e dolore, brama, rabbia, avidità, auto-inganno, invidia,  euforia, egoismo e simili, egli considera il corpo quale un cadavere, poiché ha completamente distrutto l'idea stessa del corpo. Essendo eternamente libero dalla principale causa di dubbio, discordia e falsa conoscenza, realizza l'Eterno Brahman in sé stesso, con la consapevolezza: "Io sono Quello, Io sono Colui che è eternamente calmo, immutabile, indiviso, essenziato di conoscenza e di beatitudine, Quello solo è la mia reale natura". Solo questa conoscenza (Jnana) è il suo Shika, il solo sacro cordone. Attraverso la conoscenza dell'unità tra il Jivatman e il Paramatman, la distinzione tra i due scompare completamente. Questa (unione) è la cerimonia del suo Sandhya.

Colui che rinuncia a tutti i desideri trova la sua suprema dimora nell'Uno-senza-secondo, colui che porta il bastone della conoscenza è il vero Ekadandi. Ma quello che reca un mero bastone di legno, che si diletta di ogni genere di oggetti sensibili ed è privo di Jnana, va a un orribile inferno chiamato Maharauravas. Comprendendo la differenza tra questi due si diventa Paramahamsa.

I punti cardinali sono i suoi soli abiti, egli non si inchina davanti a nulla, non offre oblazioni ai Pitris (Mani), non biasima nessuno e nessuno onora - il Sannyasin lascia la sua volontà indipendente. Per lui non ci sono invocazioni a Dio, nessun cerimoniale di osservanza; non Mantra, non meditazioni, né devozione; per lui non esistono il mondo fenomenico né Quello che è inconoscibile; egli non vede la dualità né percepisce l'unità. Egli non vede "io" né "tu" né altro. Il Sannyasin non ha casa. Egli non accetterà oggetti di valore, d'oro o simili, e non avrà con sé dei discepoli. Se si chiede quale danno ci sia nell'accettare qualcosa, (la risposta è) sì, si fa danno in questo modo. Perché se il Sannyasin guarda l'oro con desiderio, fa di sé stesso l'uccisore del  Brahman; perché se il Sannyasin tocca l'oro con desiderio, diviene degradato come un Chandala; perché se prende l'oro con desiderio, fa di sé stesso l'uccisore dell'Atman. Perciò il Sannyasin non deve guardare, toccare o prendere oro con desiderio. Tutti i desideri della mente cessano di esistere (e di conseguenza) non è agitato dal rimorso e non ha bisogno di felicità; giunge quindi l'abbandono degli attaccamenti agli oggetti dei sensi ed egli è sempre distaccato dalla buona e dalla cattiva sorte, (quindi) non odia e non si rallegra. La tendenza estroversa degli organi di senso si ritrae in colui che risiede nell'Atman soltanto. Realizzando "Io sono quel Brahman che è l'Uno Infinito Consapevolezza e Beatitudine" si ottiene la fine dei desideri, realmente si ottiene la fine dei desideri.

Om! Quello (Brahman) è infinito, e questo (universo) è infinito. L'infinito proviene dall'infinito. Togliendo infinitezza all'infinito, Quello (Brahman) rimane il solo infinito. Om! Pace! Pace! Pace!

Qui finisce la Paramahamsopanishad che si trova nel Sukla-Yajur-Veda.

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