I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

mercoledì 26 ottobre 2011

diwali, festa delle luci, e la danza del chakra del cuore



Oggi si festeggia Diwali, la festa delle luci !

Un'occasione per illuminare anche il nostro cuore, con la danza del Chakra Anahata...

mercoledì 19 ottobre 2011

sivananda, quinta lezione: ostacoli nello yoga














Esistono alcuni ostacoli nel cammino dello Yoga che dovresti, con ogni mezzo, superare all’inizio della tuo percorso yogico. Se non sarai adeguatamente in guardia contro questi impedimenti, al momento giusto tramite la voce ammonitrice del tuo Guru, questi ridurranno ogni tua speranza e aspirazione in pezzi e ti condurranno alla fine ad una miserabile caduta. Concupiscenza, avidità, rabbia, odio, gelosia, paura, inerzia, depressione, pregiudizio, intolleranza, cattive compagnie, arroganza, autosufficienza, desiderio di fama, curiosità, costruire castelli per aria e ipocrisia sono i principali ostacoli. Dovresti sempre praticare l’introspezione ed osservare la tua mente. Dovresti prendere misure efficaci per rimuovere questi ostacoli completamente, nelle radici e nei rami.
“Letti, seggi, vesti e ricchezze sono ostacoli nello Yoga. Betel, cibi appetitosi, carrozze, regni, nobiltà e poteri; oro, argento, rame, gemme, legno di aloe e mandrie; imparare i Veda e gli Shastra; danzare, cantare e ornarsi; arpa, flauto e tamburo, cavalcare elefanti e cavalli, mogli e bambini, piaceri mondani; tutti questi sono così tanti impedimenti” (Siva Samitha V-3).
Lo studente di Yoga non dovrebbe possedere molte ricchezze perchè lo trascineranno verso tentazioni mondane. Può tenere da parte solo una piccola somma per le necessità del corpo. L’indipendenza economica è di primaria importanza per un aspirante, perchè lo libererà dalle ansietà e gli permetterà di continuare le sue pratiche senza interruzioni.
Se ti offendi facilmente perfino per cose banali, sappi che non puoi fare alcun progresso nello Yoga e nella meditazione. Dovresti, per questo motivo, coltivare una natura amabile e amorevole, e l’adattabilità. Alcuni aspiranti si offendono facilmente se si menzionano i loro vizi e difetti. Si indignano e cominciano a lottare con la persona che ha visto i loro difetti, pensano che quella persona cospiri contro di loro per gelosia ed odio. Questo è male. Gli altri possono individuare molto facilmente i tuoi difetti. Se non hai una vita di introspezione, se la tua mente è di tendenza estroversa, come puoi trovare i tuoi stessi difetti? La tua superbia vela ed inganna la tua visione mentale. Pertanto, se vuoi crescere nella spiritualità e nello Yoga, devi ammettere i tuoi difetti, quando sono indicati dagli altri. Ti devi sforzare di sradicarli e devi essere veramente grato a chi sa indicarti i tuoi difetti.
L’humour è un raro dono della natura: aiuta gli aspiranti nella loro marcia sul sentiero spirituale, rimuove la depressione, mantiene allegri, porta gioia e divertimento. Ma non dovresti scherzare a spese altrui e ferire i loro sentimenti. La parola umoristica deve educare e correggere gli altri. Dovresti ridere in una maniera delicata, gentile e decente. I saggi sorridono attraverso gli occhi: è grandioso ed elettrizzante. Solo gli aspiranti intelligenti possono capire questo.
Dovresti sviluppare le nobili qualità del perdono, dell’amore e della simpatia per gli altri. Non dovrebbe esserci il minimo disturbo nel lago della mente, dovrebbe essere perfettamente calmo e sereno. Solo allora la meditazione è possibile. Il successo nello Yoga è possibile solo se l’aspirante pratica una profonda e costante meditazione. Deve praticare l’autocontrollo in ogni momento, perchè improvvisamente i sensi possono diventare turbolenti. Questa è la ragione per cui il Signore Krishna dice ad Arjuna: “O figlio di Kunti! I sensi eccitati, perfino di un uomo saggio, nonostante egli si sforzi impetuosamente, portano via la sua mente. Poiché la mente, che segue la scia dei sensi erranti, porta via la sua discriminazione, come il vento una barca sulle acque” (Bhagavad-Gita II-60, 67).
La pratica intensa e costante dello Yoga è necessaria per entrare in Asamprajnata Samadhi. Se lo studente yogico che pratica la meditazione è malinconico, depresso e debole sicuramente c’è un errore nella Sadhana da qualche parte. La vera meditazione rende l’aspirante forte, gioioso e sano. Se gli aspiranti stessi sono malinconici e nervosi, come faranno a impartire gioia, pace e forza agli altri?
Dovrai padroneggiare ogni stadio dello Yoga. Non intraprendere nessun nuovo stadio prima di aver completamente padroneggiato il precedente. Gradualmente, ascendi attraverso gli stadi successivi fieramente e allegramente. Questa è la giusta via regale verso la perfezione nello Yoga.
Uno Yogi rivendica di poter sviluppare poteri straordinari e conoscenza sottomettendo le passioni e gli appetiti e praticando Yama, Niyama e Samyama Yogico (concentrazione, meditazione e Samadhi allo stesso tempo). Patanjali avverte chiaramente che gli studenti non dovrebbe essere trascinati via dalle tentazioni dei poteri (siddhi). Le tentazioni dei mondi astrali, mentali e Gandharva sono più potenti delle tentazioni terrene. Patanjali elenca i seguenti nove ostacoli: malattia, languore, dubbio, incuria, pigrizia, sensualità, errata nozione (falsa conoscenza), instabilità della mente e instabilità nel rimanere nello stato di Samadhi. Per questo prescrive la pratica della concentrazione su un soggetto (Eka-Tattvabhyasa) per vincerli. Questo darà all’aspirante stabilità e vera forza ineteriore. Lo Yogi è ampiamente ricompensato quando acquista il pieno controllo sulla sua mente e sperimenta la gioia della suprema beatitudine dell’Asamprajnata Samadhi.
Nello Yoga Kundalini Upanishad troverai: “Le malattie sono generate nel corpo di una persona attraverso le seguenti cause: dormire di giorno, vigilare di notte, rapporti sessuali eccessivi, muoversi in mezzo alle folle, trattenere le urine e le feci, cibo cattivo ed insalubre e laboriose operazioni mentali”.
Là, sulla sommità della Collina della Beatitudine Eterna, puoi vedere adesso il Jivanmukta o lo Yogi pienamente sviluppato. Egli ha scalato le altezze stupende tramite una costante e intensa lotta. Ha fatto Sadhana spirituale rigorosa e severa. Ha fatto profonda meditazione. Ha asceso gradualmente le altezze passo dopo passo. Si è riposato in diversi punti di sosta. Ha perseverato con pazienza e diligenza. Ha superato molti ostacoli. Oggi è un raggio di luce per tutto il mondo. Anche tu puoi ascendere a quella sommità, se solo lo vuoi.

mercoledì 12 ottobre 2011

Yama e Niyama: le prime "membra" dello Yoga












YAMA
"freni", autocontrollo, comportamenti verso gli altri

Aimsha
nonviolenza: non farsi del male, non fare del male a nessun essere vivente, essere consapevoli del ferire e del ferirsi

Satya
veridicità: vivere nella verità, in una relazione con la realtà semplice e non artefatta

Asteya
non appropriazione: abbandonare il deisderio di appropriarsi di esseri viventi, oggetti, pensieri

Brahmacarya
continenza: vivere con moderazione nalla coscienza della non-dalità, riconoscere il divino in ogni essere e in ogni cosa

Aparigraha
non attaccamento: non accumulare beni materiali e immateriali

NIYAMA
"osservanze", discipline, comportamenti verso se stessi

Saucha
purezza: purificazione del corpo e dello spirito

Samtosa
contentamento: gioia, raggiungere la suprema felicità con l'accontentarsi

Tapas
volontà cosciente: ardore di elevarsi spiritualmente, vigore nel sopportare i contrasti

Svadhyaya
studio: lettura dei testi, studio di sé e dei modi di ricongiungersi al Sé

Isvara Pranidhana
abbandono al divino

per approfondire:
patanjali: yoga sutra
sivananda: la disciplina yogica
upanisad: yama e niyama

venerdì 7 ottobre 2011

Aimsha, la pratica yogica della nonviolenza



C’è un ordine deliberato nelle cinque parti o arti della pratica dello yama (autocontrollo). Ahimsa (nonviolenza) è la prima, perché l’uomo deve rimuovere la sua natura brutale per prima. Per prima cosa deve diventare non violento, e deve sviluppare amore per tutti gli esseri. Solo allora sarà idoneo per la pratica dello yoga.
Ahimsa non è solo non uccidere, come alcuni pensano. Ahimsa è perfetta innocuità e amore positivo. E’ astenersi anche dal minimo pensiero di arrecare danno a un altro essere vivente – mentalmente, verbalmente o con i fatti. Non ci sono scuse né eccezioni alla regola. Parole dure ai mendicanti, ai servi o agli inferiori sono himsa (crudeltà). Non alleviare il dolore o i problemi di un altro è himsa negativo. Approvare le azioni violente di altri è contrario all’ahimsa. Si eviti rigorosamente ogni forma di durezza, diretta o indiretta, positiva o negativa, immediata o differita. Chi pratica ahimsa nella sua forma più pura, o Saumya, diventa divino. Ahimsa e divinità sono la stessa cosa.
Sivananda

Se tutti lavorassero per il proprio pane e niente più, ci sarebbe abbastanza cibo e tempo libero per tutti... i nostri bisogni si ridurrebbero al minimo, il nostro cibo si semplificherebbe. Allora mangeremmo per vivere, anziché vivere per mangiare.
Gandhi

Parlare di nonviolenza e schierarsi dalla parte di chi aderisce ai suoi principi è senza dubbio impegnativo. Essere nonviolenti ed affrontare coerentemente il quotidiano e le relazioni con gli altri esseri viventi che ci circondano, significa condurre una vita molto responsabile ed equilibrata. Nella società di oggi, inorridire di fronte a scene di violenza brutale, a testimonianze di genocidio, alla coercizione, alla prepotenza, all’arroganza, alle prevaricazioni, è una propensione sempre meno diffusa che merita certo un plauso, ma non è sufficiente. Affinché la nonviolenza si possa affermare ad ogni livello, è necessario innanzitutto diffonderne la cultura perché, in caso contrario, discriminare tra ciò che è violenza e ciò che non lo è rimane un puro esercizio speculativo, influenzato dalla relatività dei vari punti di vista.
Nella cultura vedica la pratica della nonviolenza si chiama Ahimsa ed è considerata un pilastro della salute psicologica della società umana. Ahimsa è il non distruggere, il non infliggere dolore o lesioni ad altri, in pensieri, parole ed opere. E' virtualmente impossibile escludere totalmente la violenza dalla nostra vita, perché malgrado tutto molte delle attività essenziali come mangiare, respirare o camminare causano involontariamente morte e sofferenza ad altri esseri viventi. Esiste però una linea neppure troppo sottile che divide la violenza inevitabile, legata alla mera sopravvivenza, da quella gratuita, inflitta per soddisfare i propri pruriti, come l'abbattimento di animali per cibarsene o per trasformare la loro pelle in eleganti capi di abbigliamento. Ahimsa è anche l'esercizio di astinenza da pensieri violenti e dall'impiegare ciò che è in nostro potere per assoggettare il prossimo secondo i nostri desideri egoistici.
Perché Ahimsa alberghi realmente nel cuore è necessario introdurre nella nostra vita un corollario di principi pratici che la sostengano. La veridicità, o satya, non è solo evitare la menzogna, ma nel suo significato più compiuto è la coerenza tra pensieri espressi, parole proferite ed attività svolte. Asteya, ovvero non rubare, riguarda oggetti, ma anche parole e pensieri altrui. La purezza, o brahmacarya, significa evitare che la lussuria ci guidi e si impossessi della nostra esistenza. Non accumulare più del necessario, o aparigraha, insegna a condividere quello che possediamo con gli altri, che si tratti di oggetti o riflessioni. E' necessario leggere queste regole in chiave positiva, pensando alla nonviolenza come ad un atto di beneficenza e di amore verso tutti gli esseri viventi.
Si pensi alla veridicità come ad una parola giusta e misurata da offrire al prossimo al momento giusto, alla purezza di pensiero ed azioni come ad una forza positiva in grado di trainare il mondo verso il bene comune, alla mancanza di avidità come ad una cura per riequilibrare il mondo. Questi comportamenti individuali volontari per il benessere collettivo, sono affiancati da semplici regole che toccano la sfera personale, come ad esempio la pulizia quotidiana del corpo, che si allarga all'evitare il consumo di sostanze nocive quali fumo, alcool, droghe e alimenti che richiedono l'esercizio della violenza. La pulizia della mente viene coltivata tra l'altro scegliendo con attenzione ciò che si legge, si guarda e che si ascolta. Un'altra proposta è quella di coltivare la virtù di accontentarsi della propria situazione, senza sprofondare nel fatalismo o nella rassegnazione, prendendo coscienza che ciò che sperimentiamo oggi dipende dalle nostre azioni passate e che il presente ci consente di costruire un futuro luminoso. Maggiore austerità e rigore rischiarano la mente, rafforzano la determinazione e permettono di trovare un equilibrio migliore tra necessità reali e desideri indotti. La cultura del tutto e subito è causa crescente di malessere, di scompensi psicologici ed alimenta la prevaricazione, la prepotenza e la strumentalizzazione del prossimo. Il gusto ritrovato per la meditazione, lo studio e la lettura dei testi sacri possono controbilanciare la spinta opprimente del materialismo e del consumismo che ci circonda.
La cornice, il collante, la confluenza di ogni regola, il rifugio e lo scrigno dove attingere i valori fin qui descritti è l'isvara pranidhana, l’abbandono a Dio. Non viene contemplata una sottomissione coercitiva o un servilismo utilitaristico basato su reciprochi favori, ma uno scambio d’amore e d’affetto sincero tra Dio ed l'essere umano, costruito su basi filosofiche granitiche e nutrito da una pratica costante e ininterrotta. La cultura della nonviolenza trasforma la nostra consapevolezza, elevandola da un piano sentimentale e opportunista ad una visione allargata, concreta ed efficace. Ad ogni uomo o donna che trasforma la propria coscienza è offerto anche lo straordinario potere di influenzare virtuosamente quella degli altri.
Guardandoci intorno e sfogliando le pagine della storia, possiamo osservare le gesta dei grandi della pace, scoprendo che la loro più grande impresa è stata quella di cambiare se stessi. Potremo cambiare il mondo solo cambiando i nostri cuori e diffondendo la cultura della nonviolenza con il nostro esempio personale e con l’unica arma lecita, quella dell’amore universale.
Hare Krsna.
Parabhakti das

sabato 1 ottobre 2011

sivananda, quarta lezione: la dieta yogica













Una dieta che conduca alla pratica dello Yoga e al progresso spirituale è chiamata dieta Yogica. La dieta ha una connessione intima con la mente. La mente si forma dalla parte più sottile del cibo. Il Saggio Uddalaka così istruisce suo figlio Svetaketu: “Il cibo, quando consumato diventa di tre tipi: la parte grossolana diviene escrementi, quella intermedia carne e quella più fine la mente. Figlio mio, quando il latte irrancidito è frullato, le sue particelle più fini affiorano per formare il burro. Così, figlio mio, quando il cibo è consumato, le sue particelle sottili che affiorano formano la mente. Pertanto in verità la mente è cibo”.
Nella Chandogya Upanishad troverai: “Per la purezza del cibo uno purifica la propria natura interiore; attraverso la purificazione della propria natura interiore si acquisisce certamente la memoria del Sé, e tramite l’ottenimento della memoria del Sé, tutti i legami e gli attaccamenti vengono recisi”.
La dieta è di tre tipi; esiste la dieta Sattvica, la dieta Rajasica e la dieta Tamasica. Latte, farina, legumi, cereali, burro, formaggio, patate, miele, datteri, frutta, mandorle e zucchero candito sono tutti alimenti Sattvici. Rendono la mente pura e calma.
Pesce, uova, carne, sale, chilli e asafetida sono articoli Rajasici. Eccitano la passione.
Carne, vino, aglio, cipolla e tabacco sono articoli Tamasici. Riempiono la mente di rabbia, tenebre ed inerzia.
Il Signore Krishna dice ad Arjuna: “Il cibo che è caro a ciascuno è di tre tipi. Ascolta le distinzioni tra di essi. Gli Alimenti che aumentano la vitalità, l’energia, il vigore, la salute e la gioia, e che sono deliziosi, delicati, sostanziosi e appetitosi sono cari al puro. Il passionale desidera cibi che sono amari, aspri, salati, eccessivamente piccanti, pungenti, asciutti e brucianti e che producono dolore, sofferenza e malattia. Il cibo stantio, sciapo, putrido e andato a male, i resti e le cose impure sono cari al Tamasico (Bhagavad-Gita VII-8, 9, 10).
Il cibo gioca un ruolo importante nella meditazione. Cibi diversi producono diversi effetti su differenti compartimenti del cervello. Ai fini della meditazione il cibo dovrebbe essere leggero, nutriente e Sattvico. Latte, frutta, mandorle, burro, zucchero candito, lenticchie verdi, lenticchie Bengali lasciate in ammollo per una notte, pane, sono tutti di grande aiuto nella meditazione. La Thed (un tipo di radice abbondantemente disponibile nelle regioni Himalayane) è molto Sattvica. Lo zucchero e il tè dovrebbero essere usati con moderazione. E’ meglio, se puoi rinunciarvi completamente. La polvere di zenzero può essere mescolata al latte e assunta frequentemente. Gli Yogi indiani amano molto questa bevanda. Un principiante deve essere molto attento nello scegliere alimenti di natura Sattvica.
Il cibo è di quattro tipi. Ci sono liquidi che sono bevuti, solidi che sono polverizzati dai denti e mangiati, ci sono semi-solidi che sono assimilati leccandoli e ci sono generi alimentari soffici che sono ingoiati senza essere masticati. Tutti gli alimenti dovrebbero essere completamente masticati nella bocca fino ad essere ridotti a liquidi prima di essere ingoiati. Solo allora possono essere prontamente digeriti, assorbiti ed assimilati dal sistema. La dieta dovrebbe essere tale da consentire di mantenere l’efficienza fisica e la buona salute. Il benessere dell’individuo dipende da una perfetta alimentazione più di qualsiasi altra cosa. Vari tipi di malattie intestinali, aumentata suscettibilità alle malattie infettive, carenza di vitalità e di potere di resistenza, rachitismo, scorbuto, anemia o povertà del sangue, sono dovute a un’alimentazione errata.
Colui che assume una dieta moderata, che ha regolato la sua dieta, può diventare uno Yogi, non altri. Questa è la ragione per la quale il Signore Krishna dice: “ Veramente lo Yoga non è per colui che mangia troppo, né per colui che si astiene dal cibo all’eccesso, non è per colui che dorme troppo, né per colui che è sempre desto, O Arjuna! Lo Yoga estingue ogni dolore per colui che è regolato nel mangiare e nel divertirsi, regolato nell’agire, regolato nel dormire e nevegliare.”(Bhagavad-Gita VI-16-17). Perciò mangia del cibo che sia gradevole e dolce fino a riempire metà dello stomaco; riempi un quarto dello stomaco con acqua e lascia il rimanente quarto vuoto per l’espansione dei gas. Offri l’atto di mangiare al Signore. Questa è la dieta moderata. Tutti gli alimenti putridi, stantii, decomposti, sporchi, cotti due volte, vecchi di un giorno, dovrebbero essere abbandonati. La dieta dovrebbe essere fresca, semplice, leggera, dal sapore delicato, salubre, facilmente digeribile e nutriente.
Nella Shiva Samitha è scritto: “Lo Yoga non dovrebbe essere praticato immediatamente dopo un pasto, nemmeno se si è molto affamati; prima di iniziare la pratica del latte e burro possono essere assunti”.
Nella Yoga Tattva Upanishad troverai: “L’esperto nello Yoga dovrebbe abbandonare gli elementi di ostacolo alla pratica. Dovrebbe rinunciare a sale, mostarda, alimenti acidi, piccanti, pungenti o mari, assafetida. Nei periodi iniziali della pratica è prescritto cibo a base di latte e ghi, insieme a cibo ottenuto dalla farina, germogli e riso rosso; si dice che questa dieta favorisca il progresso. Dopo, l’aspirante diviene capace di trattenere il respiro quanto vuole. Tramite questa ritenzione del respiro a volontà, Kevala-Kumbhaka (cessazione del respiro senza inalazione né esalazione) è ottenuta. Per colui che ha ottenuto Kevala-Kumbhaka, e si è così liberato dall’inalazione e dall’esalazione non vi è più nulla di irraggiungibile nei tre mondi”.
Nella Bhikshuka Upanishad troverai : “Paramahamsa come Samavartaka, Aruni, Svetaketu, Jada Bharata, Dattatreya, Suka, Vamadeva, Haritaki e altri, mangiavano otto bocconi e si sforzavano di raggiungere Moksha unicamente tramite il cammino dello Yoga”.
Sii naturale e semplice nel mangiare e nel bere. Puoi dedicare più tempo alle pratiche Yoga. Uno studente Yogico che spende il suo tempo completamente in pura meditazione necessita di pochissimo cibo. Una misura, una misura e mezza di latte al giorno e della frutta saranno sufficienti. Ma uno Yogi che svolge lavoro attivo e vigoroso necessita di abbondante cibo nutriente.
La dieta vegetariana è stata acclamata come la più adatta all’avanzamento spirituale e psichico. E’ stato scoperto che la carne aumenta le passioni animali e diminuisce le capacità intellettuali. Mentre è vero che le nazioni mangiatrici di carne sono fisicamente attive e forti, altrettanto non si può dire dei loro progressi spirituali. La carne non è per niente necessaria per mantenere salute perfetta, vigore e vitalità. Al contrario è altamente deleteria per la salute. Porta con sé una schiera di malattie come i vermi intestinali e malattie renali.
Uccidere animali per ottenerne cibo è un grande peccato. Anziché uccidere l’egoismo e l’idea di “mio”, persone ignoranti uccidono animali innocenti sotto il pretesto del sacrificio, ma in realtà mirano ad appagare la loro propria lingua o palato. Che orribili crimini disumani vengono commessi nel nome di Dio e della Religione!
Ahimsa (non violenza) è la prima virtù che un aspirante spirituale dovrebbe cercare di possedere. Si dovrebbe riverire la vita. Il Signore Gesù disse: “Benedetti sono i misericordiosi, perchè otterranno misericordia.” Mahavira ha gridato, con voce simile a una tromba:”Tratta ogni essere vivente come te stesso e non fare del male a nessuno.”
La legge del Karma è inesorabile, inflessibile, immutabile. Il dolore che infliggi a qualcun’altro rimbalzerà sicuramente su di te e la felicità che irradi tornerà indietro aumentando la tua felicità. Colui che conosce questa legge non ferirà nessuno.
La carne ha una influenza diretta sui diversi compartimenti del cervello. Il primo e più importante passo nell’avanzamento spirituale di un aspirante è la rinuncia alla carne. La Luce Divina non discenderà, se lo stomaco è carico di carne. Nelle nazioni forti mangiatrici di carne la mortalità per cancro è molto alta; i Vegetariani si mantengono in buona salute fino all’età anziana.
Pitagora sembra protestare amaramente quando dice: “Attenti, o mortali, dall’insozzare i vostri corpi con cibo peccaminoso. Vi sono cereali, vi sono frutti che piegano i loro rami dal loro peso, e lussureggiante uva sulle viti. Vi sono dolci vegetali ed erbe che il fuoco può rendere gradevoli e soffici. Né ti sono negati latte, né miele, fragranza dell’aroma del fiore di timo. La terra prosperosa ti offre un abbondanza di cibo puro e fornisce pasti ottenibili senza il massacro e lo spargimento di sangue”.
Digiunare è proibito ai praticanti dello Yoga perchè produce debolezza. Ma un digiuno moderato occasionale è altamente benefico. Questo ripara il sistema interamente, dà pace allo stomaco e agli intestini ed elimina l’acido urico. Gli studenti Yoga possono prendere un pasto intero alle 11, una tazza di latte caldo al mattino e mezza misura di latte o un pò di banane cotte (o arance o mele) alla sera con gran vantaggio. Il pasto notturno dovrebbe essere molto leggero. Se lo stomaco è sovraccaricato, sopravverrà il sonno e poiché troppo sonno è dannoso alle pratiche Yogiche non è possibile fare alcun reale progresso nel cammino dello Yoga. Perciò una dieta che consiste di solo latte e frutta è uno splendido menù per tutti i praticanti.
Bolli mezza misura di latte insieme a del riso bollito, ghi e zucchero. Questo è chiamato Charu. E’ un cibo eccellente per i praticanti dello Yoga. Questo è per cena. Mezza misura di latte e qualche frutto saranno sufficienti per la notte. Prova questa prescrizione e dimmi dei benefici che ne hai tratto nella tua Sadhana. Il latte non dovrebbe essere bollito troppo. Dovrebbe essere rimosso dal fuoco nel momento in cui il punto di bollitura è raggiunto. L’eccessiva bollitura distrugge tutti i principi nutrienti e le vitamine e rende il latte non adatto al consumo. Il latte è un cibo ideale per gli aspiranti. E’ un alimento perfetto in se.
La dieta a base di frutta esercita una meravigliosa influenza sulla costituzione. E’ una dieta naturale. I frutti sono tremendi produttori di energia. Frutta e latte aiutano la concentrazione e la meditazione. Il grano, la farina. il latte. il ghi e il miele producono longevità della vita e aumentano la potenza, i succhi di frutta e l’acqua in cui lo zucchero candito è disciolto sono bevande veramente buone. Il burro misto allo zucchero candito e le mandorle lasciate in ammollo per la notte raffredderanno il sistema.
Conduci una vita semplice e naturale. Assumi cibo semplice, che sia perfettamente compatibile al tuo sistema. Dovresti avere il tuo menù personale, adatto alla tua costituzione. Tu stesso sei il giudice perfetto per selezionare una dieta Sattvica. In materia di cibo e bevande farai bene a mangiare e a bere come un maestro. Non dovresti provare il minimo desiderio per nessuna dieta particolare. Non dovresti diventare uno schiavo di questo cibo o di quel cibo. Cibi e bevande semplici, naturali, non-stimolanti, che costruiscono i tessuti, che producono energia, manterranno la mente calma e pura e aiuteranno lo studente di Yoga nelle sue pratiche e nel raggiungimento dell’obiettivo della vita.